venerdì 4 novembre 2011
AVVISO A TEHERAN BARAK CONFERMA LA FUGA DI NOTIZIE «Pronti a colpire con l’ aiuto inglese»
Pagina 21 (3 novembre 2011) – Corriere della Sera
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME – Domanda-bomba: «Bibi Netanyahu e Ehud Barak hanno già deciso, in segreto, d’ attaccare i siti nucleari iraniani?». Venerdì scorso Nahum Barnea, informatissimo giornalista israeliano, aveva giocato di retorica in prima pagina: sì, s’ era risposto, premier e ministro della Difesa sono pronti alla guerra. Molto presto. Prima dell’ inverno o in primavera. Per qualche giorno, lo scoop era stato smentito, cancellato dal baccano sull’ ammissione della Palestina nell’ Unesco. Fino a ieri. Quando una fonte militare inglese l’ ha confermato al Guardian : un vasto piano d’ attacco preparato dal Pentagono è già pronto, anche il governo inglese ha garantito a Obama sottomarini e Tomahawk, senza escludere forze speciali sul terreno. «Non possiamo escludere opzioni – ha dovuto alla fine riconoscere Barak, irritato dalla fuga di notizie -. E non vogliamo nascondere le nostre intenzioni. Ma certe cose non possono essere discusse sotto i riflettori». Qualcuno ha voluto che si sapesse. Ci sono segnali di fumo e fiumi di parole, a spiegare che qualcosa si prepara. Il fumo del nuovo missile a lungo raggio che gl’ israeliani hanno testato ieri mattina dalla base di Palmahim, vicino a Tel Aviv, una scia bianca che ha tagliato il cielo e scatenato i telefonini di molta gente spaventata. Il fumo dei caccia che nel cielo di Sardegna, base Nato di Decimomannu, in questi giorni hanno simulato un attacco a distanza, sei squadroni con la stella di David e gli Eurofighters italiani, i Tornado tedeschi, gli F-16 olandesi a fare da sparring partner. Ci sono anche le «decisive» parole d’ accusa contro Teheran che l’ Agenzia atomica, l’ Aiea, potrebbe pronunciare martedì prossimo: in questi mesi di rivolte arabe, l’ Iran ha potuto lavorare inosservato e, dice la fonte militare, «ha riparato i danni provocati l’ anno scorso dal cyber-attacco Stuxnet sugli impianti di Bushehr», una tempesta informatica scatenata da Usa e Israele. Ora Ahmadinejad ha spostato diverse centrifughe nucleari a Qom, dentro una montagna, e secondo l’ intelligence israeliana avrà la Bomba a fine 2013. «Un Iran nucleare è una minaccia al mondo intero», ha ripetuto Netanyahu alla Knesset, lunedì. «Un attacco sionista verrà pagato a caro prezzo», gli ha risposto ieri il generale iraniano Hassan Firouzabadi. Le sanzioni non bastano più? Il governo israeliano è diviso. La maggioranza dei ministri non la pensa ancora come Netanyahu: prematuro attaccare, in due anni si può accendere una rivolta anche in Iran. «Immaginatevi l’ incubo – riassume Eli Yishai – di 100 mila missili d’ ogni tipo che ci vengono sparati da ayatollah, Hezbollah, Hamas, siriani…». L’ incubo da immaginare è anche quello di Obama che, sotto elezioni e sotto schiaffo della crisi, trascinerebbe l’ America nella quarta guerra del decennio. Qualche giorno fa ha mandato qui il capo del Pentagono, Leon Panetta, per essere rassicurato. Bibi gli ha detto che l’ attacco può attendere: come per il paradiso, ci si può credere oppure no. Francesco Battistini RIPRODUZIONE RISERVATA **** 2013 L’ anno entro cui sarà pronta la Bomba iraniana secondo gli 007 israeliani
Battistini Francesco
Pagina 21
(3 novembre 2011) – Corriere della Sera
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME – Domanda-bomba: «Bibi Netanyahu e Ehud Barak hanno già deciso, in segreto, d’ attaccare i siti nucleari iraniani?». Venerdì scorso Nahum Barnea, informatissimo giornalista israeliano, aveva giocato di retorica in prima pagina: sì, s’ era risposto, premier e ministro della Difesa sono pronti alla guerra. Molto presto. Prima dell’ inverno o in primavera. Per qualche giorno, lo scoop era stato smentito, cancellato dal baccano sull’ ammissione della Palestina nell’ Unesco. Fino a ieri. Quando una fonte militare inglese l’ ha confermato al Guardian : un vasto piano d’ attacco preparato dal Pentagono è già pronto, anche il governo inglese ha garantito a Obama sottomarini e Tomahawk, senza escludere forze speciali sul terreno. «Non possiamo escludere opzioni – ha dovuto alla fine riconoscere Barak, irritato dalla fuga di notizie -. E non vogliamo nascondere le nostre intenzioni. Ma certe cose non possono essere discusse sotto i riflettori». Qualcuno ha voluto che si sapesse. Ci sono segnali di fumo e fiumi di parole, a spiegare che qualcosa si prepara. Il fumo del nuovo missile a lungo raggio che gl’ israeliani hanno testato ieri mattina dalla base di Palmahim, vicino a Tel Aviv, una scia bianca che ha tagliato il cielo e scatenato i telefonini di molta gente spaventata. Il fumo dei caccia che nel cielo di Sardegna, base Nato di Decimomannu, in questi giorni hanno simulato un attacco a distanza, sei squadroni con la stella di David e gli Eurofighters italiani, i Tornado tedeschi, gli F-16 olandesi a fare da sparring partner. Ci sono anche le «decisive» parole d’ accusa contro Teheran che l’ Agenzia atomica, l’ Aiea, potrebbe pronunciare martedì prossimo: in questi mesi di rivolte arabe, l’ Iran ha potuto lavorare inosservato e, dice la fonte militare, «ha riparato i danni provocati l’ anno scorso dal cyber-attacco Stuxnet sugli impianti di Bushehr», una tempesta informatica scatenata da Usa e Israele. Ora Ahmadinejad ha spostato diverse centrifughe nucleari a Qom, dentro una montagna, e secondo l’ intelligence israeliana avrà la Bomba a fine 2013. «Un Iran nucleare è una minaccia al mondo intero», ha ripetuto Netanyahu alla Knesset, lunedì. «Un attacco sionista verrà pagato a caro prezzo», gli ha risposto ieri il generale iraniano Hassan Firouzabadi. Le sanzioni non bastano più? Il governo israeliano è diviso. La maggioranza dei ministri non la pensa ancora come Netanyahu: prematuro attaccare, in due anni si può accendere una rivolta anche in Iran. «Immaginatevi l’ incubo – riassume Eli Yishai – di 100 mila missili d’ ogni tipo che ci vengono sparati da ayatollah, Hezbollah, Hamas, siriani…». L’ incubo da immaginare è anche quello di Obama che, sotto elezioni e sotto schiaffo della crisi, trascinerebbe l’ America nella quarta guerra del decennio. Qualche giorno fa ha mandato qui il capo del Pentagono, Leon Panetta, per essere rassicurato. Bibi gli ha detto che l’ attacco può attendere: come per il paradiso, ci si può credere oppure no. Francesco Battistini RIPRODUZIONE RISERVATA **** 2013 L’ anno entro cui sarà pronta la Bomba iraniana secondo gli 007 israeliani
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