martedì 22 novembre 2011

La settimana appena trascorsa è stata segnata dalla pubblicazione del rapporto dell'Agenzia atomica ...




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IC7:   Il commento di Ugo Volli

Ugo Volli

La settimana appena trascorsa è stata segnata dalla pubblicazione del rapporto dell'Agenzia atomica internazionale che ha messo in primo piano l'avanzamento del progetto iraniano di fornirsi delle armi atomiche (e in secondo piano ma con chiarezza, la complicità del precedente direttore dell'agenzia, l'egiziano El Baradei, che nonostante o forse a causa di questa complicità è stato insignito del Premio Nobel per la pace...). E' abbastanza probabile che per bloccare gli iraniani, pesantemente appoggiati dalla Russia, restino pochi mesi (si calcola che a primavera avranno cinque atomiche, con cui minacceranno non solo Israele, ma i paesi del Golfo e l'Europa). E il solo mezzo possibile per fermarli è ora l'intervento militare. Le sanzioni non sono più sufficienti.

E' questo il tema del nostro prossimo futuro, dunque. Ma i giornali ne hanno parlato ampliamente, anche se spesso con quel modo caratteristico di mettere la testa sotto la sabbia che pretende di definirsi pacifismo. Io dunque preferisco indicarvi un tema meno decisivo ma decisamente importante per il Medio Oriente, di cui i giornali italiani non hanno dato quasi notizia, con l'eccezione del "Foglio" e del "Manifesto", su opposte posizioni, è chiaro. Sto parlando della ripresa dei colloqui fra Hamas e Fatah che è seguito alla sconfitta del tentativo di Abu Mazen di ottenere il riconoscimento dell'Onu. Sembra che il principale ostacolo all'accordo fra le due organizzazioni palestinesi sia stato superato: il nuovo capo del governo di unità nazionale non sarà più Al Fayyad, l'economista formato in un'università americana (secondaria, ma americana e ben diversa dai campi di addestramento per terroristi da cui proviene tutta l'élite palestinese) già funzionario del Fondo Monetario Internazionale, che serviva come foglia di fico per garantire il carattere "pacifico" e "ragionevole" della costruzione dello stato palestinese.

Persa l'avventurista scommessa all'Onu, si sono liberati anche nell'AP gli "spiriti animali" del terrorismo; il presidente Mahmoud Abbas ha dichiarato che il rapimento di Gilad Shalit è stata un'ottima cosa (vi immaginate il presidente Napolitano che plaude all'anonima sequestri calabrese?), i terroristi amnistiati per liberare Shalit sono stati onorati in tutti i modi e coi soldi degli aiuti internazionali sono stati pagati i loro stipendi, case, regalie varie.

Ora vi sarà un governo di unità, che potrebbe addirittura aver sede a Gaza; molto probabilmente quel tanto di coordinamento fra forze militari ufficiali dell'autorità palestinese ed esercito israeliano cesserà; vi saranno le elezioni, ora volute da Hamas, sicuro di capitalizzare il risultato del rapimento; lo stesso Mahmoud Abbas non si ripresenterà come presidente ed è probabile che, in assenza di sostituti sulla stessa linea ambigua, la prossima presidenza andrà a una figura gradita a tutti, che lasci mano libera ai terroristi di tutte le parti.
Israeliani e anche americani hanno espresso preoccupazioni, ma Abbas ha fatto replicare che sono questioni interne palestinesi. (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=246157) E' probabile dunque che a partire dall'anno prossimo avremo una dirigenza palestinese molto più esplicitamente legata al terrorismo e dominata da Hamas. Si potrebbe rompere quell'ambiguità regnata dopo la fine della "seconda intifada", per cui buffamente i palestinesi si sono venduti (e subito sono stati comprati da stampa e politici di mezzo mondo) come amanti della pace frustrati dai cattivi governi israeliani.

Certamente molti lutti ne seguiranno, da una parte e dall'altra. Ma forse questa evoluzione consentirà un chiarimento, su chi sa vivere in pace e costruire e chi cerca di distruggere gli altri e di seminare morte e distruzione. Anche se, possiamo esserne sicuri, non mancherà chi verrà a spiegarci che Hamas è un movimento politico legittimo con cui bisogna "fare i conti". Perché la malafede di chi nutre un pregiudizio antisionsta/antisemita, e la capacità di mettere la testa sotto la sabbia dei "pacifisti", purtroppo non finirà certo con l'inglorioso addio di Mahmoud Abbas

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