mercoledì 30 novembre 2011
Scenari ipotetici di guerra tra Iran e Israele
Roma. La più importante società di intermediazione israeliana, la Clal Finance, dubita che lo stato ebraico possa realizzare un attacco militare contro le infrastrutture nucleari iraniane (visto il costo economico altissimo per un Occidente già in ginocchio per la crisi economica), ma per la prima volta l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, ha pubblicato sul proprio sito internet tre possibilità di reazione in caso di conflitto con Israele.
Mentre un lancio dell’agenzia Fars parla di una forte esplosione nella zona di Isfahan, dove c’è uno dei siti nucleari iraniani, lunedì mattina alle 2 e 40, poi prontamente tolto dal sito, alimentando le preoccupazioni, Khamenei prevede tre scenari d’attacco da parte del “piccolo Satana”: nel primo si parla di “guerra d’attrito” con forze aeree e terrestri; nel secondo, il più probabile, lo stato ebraico colpirebbe i centri di controllo in Iran, nella speranza di un cambio di regime; nel terzo Gerusalemme punterebbe a distruggere le installazioni nucleari. L’ayatollah spiega che, in caso di conflitto nucleare, l’Iran sopravviverà anche al costo di centinaia di migliaia di vittime. Il generale dei pasdaran, Yadollah Javani, ha detto che non un solo centimetro di territorio israeliano sarebbe risparmiato dalla vendetta dei mullah. Uri Milstein, uno dei più celebri analisti israeliani, ha appena fatto una stima che va dalle 50 alle 100 mila vittime israeliane in caso di guerra regionale.
“Hanno anche preparato fosse comuni al Bloomfield Stadium di Haifa”, ha detto Milstein ad Arutz Sheva. Ma Israele sopravviverà. Il maggiore giornale israeliano, Yedioth Ahronoth, ha rispolverato il più credibile scenario nucleare. E’ firmato dall’esperto Anthony Cordesman del Center for Strategic and International Studies. La guerra durerebbe tre settimane. Gli iraniani potrebbero avere tra i sedici e i ventotto milioni di morti. Molti “meno” gli israeliani: tra i duecento e gli ottocentomila caduti. Anche in questo scenario, alla fine lo stato ebraico dovrebbe sopravvivere. Secondo le stime, Israele attualmente ha un megatone nucleare, mentre l’Iran può produrne cento kilotoni. Significa che una bomba israeliana è tre volte più letale di quella di Teheran e può devastare un’area dieci volte superiore. Israele colpirebbe con missili a testata nucleare lanciati da tre sottomarini le più importanti città iraniane e le installazioni sensibili. Oltre alla capitale, Teheran, sono considerate potenziali bersagli Tabriz, Qazvin, Isfahan, Shiraz, Yazd, Kerman, Qom e Ahwaz. Da parte loro gli iraniani avrebbero nel mirino delle loro potenziali cinquanta testate quattro aree israeliane: Tel Aviv, Haifa, l’area di Beersheba (compresa la centrale atomica di Dimona) e nel sud porto di Eilat.
Il Center for International and Strategic Studies ha anche reso noti gli effetti di un potenziale scontro atomico: un ordigno iraniano su Tel Aviv causerebbe ventimila morti, oltre ad altre migliaia di vittime per le conseguenti radiazioni. Un ordigno da appena cento kilotoni su Tel Aviv contaminerebbe per oltre un anno l’intero territorio israeliano, sconfinando anche in Libano, Siria, Giordania ed Egitto. A Hiroshima e Nagasaki furono usati “appena” venti kilotoni. La simulazione non esclude che il conflitto possa estendersi alla Siria, alleata di Teheran (anche se la situazione a Damasco, nella sua fragilità e con le misure sanzionatorie predisposte anche dalla Lega araba, rende una reazione siriana meno probabile).
In questo caso Israele sarebbe colpito da ordigni chimici e batteriologici. E in questo caso il bilancio delle vittime salirebbe: altri ottocentomila israeliani.
Mentre un lancio dell’agenzia Fars parla di una forte esplosione nella zona di Isfahan, dove c’è uno dei siti nucleari iraniani, lunedì mattina alle 2 e 40, poi prontamente tolto dal sito, alimentando le preoccupazioni, Khamenei prevede tre scenari d’attacco da parte del “piccolo Satana”: nel primo si parla di “guerra d’attrito” con forze aeree e terrestri; nel secondo, il più probabile, lo stato ebraico colpirebbe i centri di controllo in Iran, nella speranza di un cambio di regime; nel terzo Gerusalemme punterebbe a distruggere le installazioni nucleari. L’ayatollah spiega che, in caso di conflitto nucleare, l’Iran sopravviverà anche al costo di centinaia di migliaia di vittime. Il generale dei pasdaran, Yadollah Javani, ha detto che non un solo centimetro di territorio israeliano sarebbe risparmiato dalla vendetta dei mullah. Uri Milstein, uno dei più celebri analisti israeliani, ha appena fatto una stima che va dalle 50 alle 100 mila vittime israeliane in caso di guerra regionale.
“Hanno anche preparato fosse comuni al Bloomfield Stadium di Haifa”, ha detto Milstein ad Arutz Sheva. Ma Israele sopravviverà. Il maggiore giornale israeliano, Yedioth Ahronoth, ha rispolverato il più credibile scenario nucleare. E’ firmato dall’esperto Anthony Cordesman del Center for Strategic and International Studies. La guerra durerebbe tre settimane. Gli iraniani potrebbero avere tra i sedici e i ventotto milioni di morti. Molti “meno” gli israeliani: tra i duecento e gli ottocentomila caduti. Anche in questo scenario, alla fine lo stato ebraico dovrebbe sopravvivere. Secondo le stime, Israele attualmente ha un megatone nucleare, mentre l’Iran può produrne cento kilotoni. Significa che una bomba israeliana è tre volte più letale di quella di Teheran e può devastare un’area dieci volte superiore. Israele colpirebbe con missili a testata nucleare lanciati da tre sottomarini le più importanti città iraniane e le installazioni sensibili. Oltre alla capitale, Teheran, sono considerate potenziali bersagli Tabriz, Qazvin, Isfahan, Shiraz, Yazd, Kerman, Qom e Ahwaz. Da parte loro gli iraniani avrebbero nel mirino delle loro potenziali cinquanta testate quattro aree israeliane: Tel Aviv, Haifa, l’area di Beersheba (compresa la centrale atomica di Dimona) e nel sud porto di Eilat.
Il Center for International and Strategic Studies ha anche reso noti gli effetti di un potenziale scontro atomico: un ordigno iraniano su Tel Aviv causerebbe ventimila morti, oltre ad altre migliaia di vittime per le conseguenti radiazioni. Un ordigno da appena cento kilotoni su Tel Aviv contaminerebbe per oltre un anno l’intero territorio israeliano, sconfinando anche in Libano, Siria, Giordania ed Egitto. A Hiroshima e Nagasaki furono usati “appena” venti kilotoni. La simulazione non esclude che il conflitto possa estendersi alla Siria, alleata di Teheran (anche se la situazione a Damasco, nella sua fragilità e con le misure sanzionatorie predisposte anche dalla Lega araba, rende una reazione siriana meno probabile).
In questo caso Israele sarebbe colpito da ordigni chimici e batteriologici. E in questo caso il bilancio delle vittime salirebbe: altri ottocentomila israeliani.
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- Massimiliano
- Ho 27 anni, mi piaciono le culture straniere, in particolare quelle del Giappone e dell'est europa. Non mi piaciono gli antisemiti e i razzisti in generale, ecco perchè questo blog. E-mail per segnalazioni : mclcx2002@yahoo.it
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